Oggetti smarriti #6 - Ravi Shankar - East greets east (Deutsche Grammophone 1978) + Inside the Kremlin (BMG 1989)

28.05.2014 19:00

Virtuoso del sitar ed esponente più conosciuto nel mondo della musica classica tradizionale indiana, Ravi Shankar assunse questo ruolo preminentemente grazie alla sbornia per la musica indiana presa negli anni '60 e '70 del secolo scorso da alcuni fra gli esponenti più in vista della musica rock del periodo, Beatles su tutti. Lo celebriamo qui scrivendo di due dischi poco conosciuti ma bellissimi, testimonianza di come l'apertura musicale sia prerogativa essenziale di tutti i grandi musicisti. “East greets East”, come suggerisce il titolo, è la testimonianza dell'incontro musicale fra la tradizione classica indiana, rappresentata da Shankar e da un musicista alle tablas, e quella giapponese, con due strumentisti rispettivamente a koto e shakuhashi. Esempio di misura e lirismo, risulta insuperabile non solo quando i quattro musicisti dialogano, ma anche nei pezzi a gruppo ridotto, come nel bellissimo brano iniziale per koto solo. Il secondo disco, “Inside the Kremlin”, vede invece Shankar alla direzione di un vasto ensemble composto da musicisti indiani e russi, fra cui un coro tradizionale. A dispetto del numero dei musicisti (quasi 200!), la musica risulta incredibilmente misurata e baciata da melodie e atmosfere assolutamente accattivanti (su tutto una “Shanti Mantra” da brividi...). Il fatto che entrambi i dischi risultino fuori catalogo è un'ulteriore testimonianza (ma ce n'era bisogno?) della miopia dei discografici attuali. Vale la pena comunque cercare di procurarseli, sono una testimonianza di come Shankar dovrebbe essere ricordato non solo come un massimo esponente della musica indiana, ma come un grande Musicista della nostra epoca, punto.

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Pillole Musicali di Stefano Minola stefabi@hotmail.it