Qualche tempo fa, nel recensire il debutto solista di Damon Albarn, magnificavo la capacità del leader dei Blur di aver saputo dar vita, nel corso della sua ormai consolidata carriera, a progetti musicali eterogenei ma (quasi) sempre baciati da ispirazione autentica e curiosità inaudita. Non sbagliamo di tanto se identifichiamo l’inizio di quest’attitudine proprio in questo disco, che potrebbe essere considerato una sorta di esordio solista di Albarn. Rimasto “orfano” del chitarrista Coxon, si occupa in prima persona di confezionare un disco le cui, al solito ottime, canzoni sono rivestite di arrangiamenti che non rinunciano a nulla, tra ritmi hip hop, svisate elettroniche, archi magnificenti, in un mood elettroacustico molto “lo-fi” e decisamente accattivante. Il minimale e bellissimo singolo “Out of time” e l’artwork curato dal grandissimo Bansky impreziosiscono un lavoro che, comunque, all’uscita divise i fans del gruppo inglese: destino, questo, dei grandi dischi!