Dimenticatevi l’Alan Sorrenti di “Figli delle stelle”, super successo in piena era disco-music. Il cantante napoletano dei primi dischi è spesso piuttosto associato alla scena rock progressiva, per la predisposizione alle lunghe suites e alla sperimentazione vocale più audace, che peraltro si traduce, soprattutto in questo che è il suo esordio discografico, nei suoi risultati artistici più validi ed avventurosi. Peccato abbia abbandonato presto questa voglia di rischiare, a favore di una musica sempre di buon livello ma decisamente più prevedibile e conformista.